Il controllo dei boschi era effettuato quotidianamente dalla guardie boschive, guardie, dipendenti dai Comuni o dai Consorzi Forestali creati apposta dagli organismi Regolieri, e numericamente variabili in virtù dell’estensione del loro patrimonio boschivo.
Trascorrendo l’intera giornata lavorativa nei boschi, essi possedevano una conoscenza minuziosa del territorio di loro competenza, tanto dal punto di vista morfologico quanto da quello puramente biologico ed ambientale, fino a ricordare perfettamente le caratteristiche di ogni singola entità boschiva, tutte le specie di piante presenti e, ai più attenti, perfino la loro disposizione all’interno delle diverse particelle.
Durante la stagione dei tagli, visitavano a rotazione tutte le squadre di boscaioli impegnati, ben consapevoli che la fase di abbattimento era, fra tutte, quella in cui si arrecavano i danni maggiori, sia per l’oggettiva difficoltà del lavoro, sia per l’imperizia e la sommarietà con la quale operavano alcuni tagliaboschi.
D. Da chi gnel fato al controlo di bosche?
R. Là inera le guardie, chele de la frathion. Chele de frathion controlee le so šone. Ciampolongo avea le soe, Sa Stefin avea le soe… e duce sul so teritorio insoma. Cuan ch’fadone su i lote le guardie dla Regola pasaa ogni dì, i forestai doi trei ote a la stomana a vede s te avee speció calche pianta. S te šbaliee a biciale, là te paghee…
D. E i dane durante el taiede?
R. Inera tanto par batuda inte par le piante d chi ane là, t paghea na multa. T molea dù na bora o algo ch’batea dinthe par na pianta ch’parea via la scortha, tant ote inciodone la scortha, ma gno che n s podea alora i pasea e i fadea la multa. Era così i forestai in chi ane là, ne n é miga com ades che beata la letithia. N someia nanche al dì d incoi, tant ote t vede dinth ca fà fin da ride, là coi tratore spaca su le radis a tirà el taie, sentha splale co la ramada, taca là e sbrea duto. Se n ota te fadea com chi fa ades tociaa dì a lorà sol par pagà el multe. Al dì d incoi i forestai n fa nanch’caso, n varda nanch’lore…[30]
Un loro compito era anche quello si sostituire annualmente i paletti di legno rotti o marcescenti che venivano utilizzati per l’identificazione dei confini, confine/confins, delle diverse proprietà boschive. Ogni Regola e Comune distingueva i propri paletti evidenziandoli con un particolare colore, e incidendovi il proprio simbolo con il fer da signé/fer dal toc. Spesso a questi si preferivano delle grosse pietre emergenti dal terreno, anch’esse dipinte, che assicuravano la stabilità delle linee di confine in quanto difficilmente traslabili. I paletti, generalmente di legno di larice, venivano piantati in coppia lungo il perimetro delle proprietà, ad una distanza variabile in funzione delle caratteristiche selvicolturali delle diverse aree boscate ed in particolare della loro densità, e totalmente ridipinti ad ogni revisione del piano economico. Le piante, che si trovavano in prossimità delle linee di confine, venivano inoltre marcate con il raschietto incidendovi le marele. Di loro competenza era anche la suddivisione dei cascami in quote di legnatico, colnel/colenel/partida/part, che venivano annualmente assegnate alla popolazione.
D. Ste particele veniele divideste con an color?
R. Sì, e dopo i vardaa da ciapà i menadoi da n menadoi a l auter capisto, che alora la l era l confin direto, però chele sul confin i aea doi marele, le marele te sas cié che l é vera?
D. Ai, ai, fate col fer dal toc!
R. Fate co l fer dal toc su la scortha.
D. Chele sul confin le n aea doi?
R. Chele su l confin le n aea doi, e steautre ghe n aea un, ma co i era nfià pì ininte no i le cošaa gnanca parché l era chi che mišuraa che ghe tocaa le segnà una par una capisto, se nò come fasto a savé se chela là te l as mišurada, anca co t es in trei! Alora canche i aea ciamà l numero thac n colpet col fer dal toc da la segnà, però chele su l confin le ghe n aea doi in modo che canche i ruaa là che i vedea i la segnaa magari da n vers e anca da chel auter da fai vede che l era l ultima eco.
D. Coi prai erelo sol sto sistema cuà de confinathion o erelo anca valc auter?
R. L era i pai parché davant de fai l piano economico i é pasai a fai le confinathiogn davant, capisto, parché mi avee la carta geografica che segnava i confign co i cosi e duc’ i numeri anca.
D. Su i sas?
R. Su i sas!
D. Alora in corispondentha i metea n bachet col color?
R. N pal, i paraa dù n pal, vera, apede al numero, e i ghe fea la testa rosa in modo che te l vedee a sta dalonth insoma capisto.
D. Alora l sistema de segnà l numero su l sas l era sol tra l comunal e l privato?
R. E l privato, e fra l comunal e l privato e fra l Comunal e le Regole, parché chela da Pescul, vera, l avea la so confinathione a parte, come che l era la Vitha de le Cuater Regole. Là l è l confin, te die su, si i sas, da cadù dal pe fin su sota là, al… Spithacorf.
D. I é dal lonc in su i sas?
R. Sì, dopo, ca via de ca da Mandrith, l vegnia dù, ma dopo l era l gief, dù là l era l gief, però i segnaa…, sul coso i segnaa na strica in ros.[31]
L’autorità competente nel campo dei tagli dei boschi era però il Corpo Forestale dello Stato che, mediante il proprio personale, dirigeva e controllava le operazioni selvicolturali. Le guardie forestali avevano mansioni analoghe alle guardie boschive ma, a differenza di questi che in genere erano locali, non venivano accettati di buon grado, sia perché forestieri sia per le cospicue multe che spesso praticavano.
L’ispettore forestale aveva invece il compito si eseguire il collaudo della tagliata, verificando che le piante abbattute fossero state precedentemente martellate e viceversa. A volte, infatti, capitava che i boscaioli non si accorgessero di certe piante martellate poste in zone più defilate rispetto alle altre e che fossero costretti a tagliarne alcune non martellate per procedere con il lavoro. L’ispettore si aggirava sulle particelle verificando l’operato e segnando su un taccuino le irregolarità e i danni provocati durante i lavori, distinguendoli in evitabili e non, e redigendo successivamente i verbali con l’ammontare delle eventuali sanzioni amministrative che dovevano essere pagate dall’esecutore dei lavori.
D. E i forestai n gnee mai?
R. Vegnii a fei al rilievo dani e dopo vegnii a fei al colaudo, vegnii l ispetor da Blun e dop mandaa i dani da pagà… Co la motosega s fašee manc dani a taié e s no che cul sion, parchè cul sion tucee taiè via anch’i ardeta. Io avau na gran pasion par taié, alora u ptau là in tra li giambi, giavau anch’la cinghia dli braghi, u avau na corda doi par piegà dù al pothlon par n fei dane; parché al bosco é la mi vita.[32]
Note a “Il controllo dei boschi e il sistema di confinazione.”
[30] F. B., anni 74, ex boscaiolo, Santo Stefano di Cadore, 13 aprile 1999.
- D. Da chi veniva eseguito il controllo dei boschi?
R. Questo lavoro veniva fatto dalle guardie boschive di ogni frazione. Esse controllavano le zone di loro competenza. Campolongo aveva le sue, Santo Stefano aveva le sue… e tutti sul proprio territorio. Quando tagliavamo i lotti le guardie della Regola passavano tutti i giorni, le guardie forestali invece passavano due, tre volte alla settimana per controllare se erano state rovinate (scortecciate) delle piante. Se sbagliavi a direzionare la caduta dell’albero pagavi le multe…
D. E i danni durante le tagliate?
R. In quegli anni si pagava una multa per ogni pianta danneggiata. Se un botolo sbatteva contro un albero e ne rovinava la corteccia, molte volte inchiodavamo il pezzo di corteccia asportato ma, dove non si poteva, al passaggio dei forestali scattava la multa. Erano così i forestali in quegli anni, non è come al giorno d’oggi che è “beata la letizia”… Al giorno d’oggi è inverosimile, e osservare l’operato degli attuali boscaioli mi fa sorridere amaramente; trascinano con i trattori i tronchi nemmeno scortecciati e sramati, rompendo le radici delle piante, li trascinano e strappano tutto. Se un tempo ti comportavi in questo modo il guadagno del lavoro sarebbe servito solo per pagare le multe. Oggigiorno i forestali non ci fanno neanche caso, non guardano neanche le piante danneggiate…[torna su]
[31] G. C., anni 80, ex boscaiolo, Selva di Cadore, 12 marzo 1999.
- D. Il confine tra una particella e l’altra veniva evidenziato da un colore?
R. Sì, inoltre preferivano dei confini naturali, tra un canalone e l’altro per esempio, quello era un confine diritto. Inoltre la corteccia delle piante di confine era incisa con due solchi paralleli. Sai cosa sono le “marele”?
D. Sì, sì, venivano fatte con l’apposito ferro tagliente.
R. Fatte con il “fer da l toch” sulla scorza.
D. Quelle (piante) ne avevano due?
R. Quelle sul confine ne avevano due, le prime verso l’interno una, mentre le altre nessuna, in quanto coloro che passavano poi, per prenderne la misura, le avrebbero marchiate una ad una onde evitare di ripetere l’operazione. Quando avevano “gridato” la misura (del diametro), un colpetto con il ferro ed erano marchiate, quelle sul confine ne avevano due anche su due lati della medesima pianta, in modo da essere certi di riconoscerle.
D. La confinazione con i prati (proprietà privata) veniva effettuata solamente in questo modo o vi erano altri metodi?
R. Vi erano dei picchetti, in quanto prima che andassimo a fare il rilevamento erano passati a ripristinare le confinazioni; la mappa che utilizzavo riportava i confini e tutti i numeri.
D. I numeri erano posti sui sassi?
R. Sui sassi!
D. Pertanto in corrispondenza mettevano un bastone colorato?
R. Un palo, piantavano un palo vicino alla pietra con il numero e ne coloravano l’estremità di rosso, in modo da individuarlo anche in lontananza.
D. Se ben capisco, il sistema di confinazione che utilizzava i numeri incisi sulle pietre si applicava solamente tra i privati e il comunale?
R. Tra il privato ed il comunale e fra il comunale e le Regole. In quanto la “Viza” di Pescul ha un sua confinazione come pure quella delle Quattro Regole. Il confine di questa ultima è segnato sui sassi sino su sotto “Spizacorf”.
D. I ceppi di confine si trovano lungo tutto il suo confine?
R. Certamente, sul versante verso “Mandriz” ce ne sono una parte ed una parte segue un canalone nel quale erano posti dei segni di colore rosso.[torna su]
[32] C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico Superiore, 21 maggio 1999.
- D. E i forestali non venivano mai?
R. Veniva l’ispettore di Belluno solo a fare il rilievo dei danni e il collaudo della tagliata e poi mandava gli eventuali danni da pagare… Si facevano meno danni con la motosega che con il segone a due mani nel taglio degli alberi, perché con il segone si dovevano asportare anche i piccoli alberelli attigui in quanto bisognava crearsi un certo spazio per poter lavorare… Mi piaceva molto abbattere gli alberi, allora per non rovinare questi alberelli, o me li mettevo in mezzo alle gambe, oppure li piegavo verso il basso e li legavo con una corda o con la cintura dei pantaloni; perché il bosco è la mia vita.[torna su]