Il decennio dei principi tedeschi e il dominio diretto del patriarcato d’Aquileia (1335-1420)

I cadorini, fra il 1335 ed il 1338, scrissero un nuovo Statuto più organico che fosse espressione di una Comunità di Cadore libera e autonoma.

Il Consiglio della Comunità incaricò di questo compito 12 persone che, partendo dal statuta et banna del 1235 compilò il nuovo Statuto. Esso era formato da un insieme di leggi che veniva approvato dal Consiglio stesso nel 1338.

Nel periodo dal 1337 al 1347 il Cadore accettava il dominio dei principi tedeschi Giovanni e Carlo di Boemia per non avere guerre al suo interno, ma riusciva ad ottenere un’autonomia di governo sulla base dello Statuto (che comunque veniva accettato in minima parte). Quando, nel 1420, il Patriarca d’Aquileia reclamava i suoi diritti sulla zona cadorina, la popolazione lo accoglieva come liberatore e chiedeva ad esso protezione.

Il Patriarca Bertrando apprezzando il gesto, come contropartita approvò lo Statuto in ogni sua parte. Da questa data ebbe inizio il periodo di dominio diretto del Patriarcato di Aquileia che durò fino al 1420. Reclamò i suoi diritti sulla zona cadorina, la popolazione lo accolse come liberatore e chiese ad esso protezione.

Intanto a livello politico ed economico iniziavano a mutare gli scenari che portarono la repubblica marinara di Venezia a dominare i commerci nel Mediterraneo.
Il Cadore per la Serenissima Repubblica di Venezia era un punto strategico sia per motivi politici-territoriali (la vicinanza coll’Austria, storico nemico veneziano) sia per motivi economici. Quest’ultimi erano prevalenti, infatti il Cadore aveva una risorsa fondamentale per Venezia, il legname fornito dai suoi boschi.
Per questo, dopo la sconfitta da parte della città marinara dell’ultimo Patriarca Lodovico di Teck, nel 1420, iniziò un lungo dominio che durerà fino al 1797.

A questo punto il Doge Tommaso Mecenigo impose al Cadore la sottomissione e quindi il Consiglio della Comunità Montana si riunì per sciogliere il patto di dedizione fatto 73 anni prima al Patriarca Bertrando.

Il Consiglio, dopo aver deliberato la dedizione a Venezia, mandava i suoi delegati nella città lagunare che venivano ricevuti il 31 luglio 1420 dal Doge al quale comunicavano l’esito positivo dell’invito di aggregazione sia per volontà del Consiglio sia per volontà del popolo.

In seguito vennero stabiliti i patti di dedizione secondo cui tra le altre cose Venezia confermava tutti i privilegi e gli Statuti cadorini e concedeva un posto (stazio) al mercato della città per vendere il legname; tale posto era nella zona di San Francesco della Vigna.

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