Dalle invasioni barbariche alle istituzioni mediovali (476 d.C. – 1138 d.C.)


Varie sono state le invasioni barbariche succedute alla dominazione romana.

Vi fu la dominazione degli Eruli di Odoacre (476-493), degli Ostrogoti di Teodorico (493-548), dei Franchi Merovingi (548-553), dei Bizantini (553-568) dei Longobardi (568-774) ed infine dei Franchi Carolingi (774-888).

Le invasioni barbariche in Cadore, escludendo le ultime due, non portavano le tragiche conseguenze che nel resto d’Italia, in quanto il territorio aspro e la mancanza di terra fertile da occupare e ricchezze da depredare erano un utile difesa.

Con i Longobardi c’era stata un’occupazione stabile del territorio con una diffusione dei loro usi e delle loro leggi, ma senza riuscire ad intaccare la cultura romana che comunque rimase la base per lo sviluppo culturale cadorino.

Nei territori conquistati, e quindi anche nel Cadore, vigeva la legge longobarda sulle terre, per cui agli occupanti veniva dato 1/3 del prodotto agricolo ed i restanti 2/3 venivano lasciati alla popolazione locale che le coltivava.
Il Cadore formava una sculdascia (ovvero un territorio affidato a 120 guerrieri e alle sue famiglie) divisa in 12 decanie, al capo della sculdascia vi era lo sculdascio ed a capo della decania invece il decano.

Dopo i Longobardi arrivavano i Franchi che con Carlo Magno suddividevano il territorio in marchesati e contee instaurando il feudalesimo e da questo momento tornavano, come nel periodo romano, la dominazione del patriarcato d’Aquileia.

In seguito alla fine del potere di Carlo Magno (888) e il cambio di corona il Cadore subì le sorti politiche del Sacro Romano Impero fino al 1077, quando l’imperatore Enrico IV concesse al Patriarca di Aquileia, Sigeardo, il feudo che comprendeva anche il Cadore.

I patriarchi di Aquileia governarono fino al 1138 anno in cui donarono ai conti di Camino come feudo il Cadore; ma prima di fare ciò liberarono alcune famiglie della zona dalla servitù della gleba.

Questi saranno i protagonisti dell’emancipazione del popolo cadorino nei secoli successivi.

foto: deamoneta; libero