Dominio veneziano (1420-1797)

Il Cadore fu assoggettato a Venezia per 337 anni. L’organizzazione istituzionale era la seguente:

– il Consiglio Generale del Cadore, era un organo legislativo formato da 19-20 consiglieri poi diventati 29. Tali componenti venivano eletti all’interno dei Centenari, le 10 unità territoriali in cui era suddiviso il Cadore. Almeno uno di essi doveva essere un officiale, ossia un notaio o un giureconsulto.

– il Consiglio si riuniva una volta all’anno, ed eleggeva il Vicario (fino al 1444 anche il Capitano) che presiedeva lo stesso senza diritto di voto; inoltre venivano eletti i 4 Consoli (aiutavano il Vicario ad amministrare la giustizia), il Massaro (esattore della Comunità), 2 revisori dei Conti ed infine 2 periti (stimavano i beni nelle cause di pignoramento)

-il Consiglio eleggeva anche altre figure tra i quali i Comandatori (uno per ogni centenaro ed avevano compiti simili agli odierni ufficiali giudiziari), 17 Giurati (uno per Regola), 6 Guardiani dei boschi, il Capitano della Cernide, una milizia volontaria (serviva alla difesa contro le aggressioni straniere), il Conduttore del Canale (provvedeva alla manutenzione delle strade) ed infine il Fonticaro (era il responsabile della riserva alimentare della Comunità).

Il Cadore diventò parte integrante della Repubblica di S. Marco nel 1429, anno in cui i cadorini prensero lo status di cittadini veneziani e tutti i diritti che ne seguivano.

Tutto andava per il meglio per la Comunità cadorina, ma nel 1487 scoppò la guerra fra Venezia e Sigismondo Arciduca d’Austria, nel quale molti cadorini caddero in battaglia per difendere il proprio territorio.

Vent’anni più tardi, il Cadore, subì perdite ancora peggiori nel conflitto che vide prima Massimiliano I d’Austria opposto a Venezia, poi il Papa Giulio II, la Spagna, la Francia e l’Austria alleati nella lega dei Cambriai combattere Venezia.

Nel primo conflitto la battaglia più importante fu quella di Rusecco (2 marzo 1508) in cui i tedeschi vennero pesantemente sconfitti.

Le truppe di Massimiliano I non solo avevano incendiato e saccheggiato l’intero Cadore ma avevano anche rubato gli Statuti della Comunità cadorina nel palazzo comunitario a Pieve.

Questi statuti sono da allora conservati nell’archivio di Innsbruck, in Austria, e le autorità del posto non ritengono doveroso a distanza di secoli restituirli.

Naturalmente erano stati riscritti e approvati nel 1545 dal Consiglio Generale del Cadore e dal Doge.

Dopo il 1526 non vi erano stati avvenimenti rilevanti sotto i profili politico-storico, ma seppure l‘Era Moderna ( epoca successiva alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo) aveva portato novità culturali e scientifiche la situazione economica e il tenore di vita dei cadorini rimaneva molto basso, in quanto Venezia prendeva le risorse della zona (soprattutto legname) senza pagare il dovuto, praticamente sottraendole.

Il Cadore per quattro secoli vedeva in Venezia una potenza protettrice, ma Venezia pur concedendo qualcosa non si comporterà come dovuto. In realtà Venezia non prense mai a cuore i problemi del Cadore; lasciava che le situazioni progredissero da sole ed importante era solamente che fossero pagate le imposte.

Non a caso Venezia lasciò che la Magnifica Comunità di Cadore si governasse da sola, in quanto sapeva che ciò avrebbe garantito l’ordine sociale, la giustizia del territorio e il rispetto dei patti di dedizione sottoscritti a suo tempo.

Ampezzo, per evitare saccheggi e distruzioni, con il Trattato di Worms (1516), si staccò dal Cadore e restava legata fino al 1918 all’Austria.


foto: araldicacivica; Austria vicina