Convegno sulla ladinità sabato 21 maggio con inizio alle 9 nell’ Auditorium Cos.Mo. di Pieve in concomitanza con lo spegnimento delle 30 candeline da parte dell’associazione dell’Unione ladina del Centro Cadore che lo ha organizzato in collaborazione con l’Istituto ladin de la Dolomites. A seguire Disnà ladin a Vallesella di Cadore…
Il meeting vuole sollecitare tutta una serie di riflessioni sui percorsi e sugli strumenti per la tutela delle minoranze linguistiche in un’ottica europea. Il tema è: «Parla ladino: sentiti cadorino! 1981-2011: 30 anni di Union Ladina del Cadore de Medo».
Fitto e di spessore il programma che prevede, dopo il benvenuto del coro della Scuola primaria di Calalzo e i saluti delle autorità locali, la partecipazione di rappresentanti regionali del Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. I deputati Gianclaudio Bressa e Karl Zeller illustreranno quindi la nuova legge sulla minoranza ladina del Veneto, in discussione in Parlamento.
Alle 11 interverranno quindi esperti di lingua minoritaria come Luigi Guglielmi, che relazionerà su «Ladino: l’isola che non c’è?», e Marco Stolfo su «Tutela, diritti, opportunità. L’Europa batte dove la lingua duole». Sabrina Rasom invece proporrà l’opportunità «Può diventare lingua ciò che si vuole che lingua diventi». A chiusura ci sarà il dibattito.
Siccome oltre che giornata di impegno lo è anche di festa, l’evento si sposterà a mezzogiorno al Parco di Vallesella, dove sarà allestito il pranzo con specialità cadorine, proposto dal Centro Enaip di Calalzo all’insegna della tradizione e della riscoperta di antichi sapori. Aldo De Lotto & Band intratterrà infine i presenti con musica e cabaret in ladino cadorino. Il costo del biglietto è stato fissato in 15 euro (gazzettino).
Speravamo di gioire qui per il raggiungimento del nostro quarto obiettivo impossibile. Invece la suprema Corte di Cassazione ha giudicato illegittima la nostra richiesta di referendum. Noi non possiamo che accogliere la sentenza e rispettarla, anche se non condividerla appieno. Sul serio, la rispettiamo. Essa ci indica comunque la via maestra e scambia i tempi dei due adempimenti. Avevamo ben chiaro che ci sarebbe voluta una legge costituzionale.
[…]
Il cinismo che ora emerge trionfante, nelle parole di chi dice “ve l’avevamo detto che era impossibile” (ma non gli avvocati costituzionalisti interpellati anche dall’ente Provincia) è solo la manifestazione della rinuncia alla speranza, della resa di coloro che, comunque, hanno messo in salvo i loro interessi personali e non gliene importa nulla se i cittadini bellunesi sono senza prospettive di lavoro, vendono terre e boschi ad un euro a metro quadrato, vendono le loro case a chi le abita 15 giorni l’anno, sono sopraffatti da una concorrenza spietata e sleale, in ambito turistico ed agricolo, di vicini strepitosamente privilegiati. Bene, crogiolatevi pure nel caldo del cinismo di una politica senza futuro, senza progetti, senza aspirazioni, senza passione e priva d’ogni pudore.
[…]
Il comitato Belluno Autonoma, Dolomiti Regione non si sente sconfitto. E’ a disposizione dei bellunesi per contrastare il degrado, l’abbandono, l’inerzia, il cinismo e per coltivare la speranza e il diritto di fare tutto ciò che è necessario per garantire il diritto di vivere ai montanari delle Dolomiti. Qui siamo nati e cresciuti e intendiamo restare, nell’ostinato e duraturo impegno per accudire un territorio difficile, ingrato e bellissimo, del quale siamo e continueremo ad essere orgogliosi custodi.
In ogni caso “Meglio un povero di condotta integra che un ricco di costumi perversi”. Proverbi 19,1.
Il libro è ora disponibile per la consultazione e per il download su Google Libri :
Dalla presentazione del libro edito dall’Union Ladina del Cadore de Medo:
Doe parole pa spiegà.
Femenes no nase dala voia de lassà n recordo dele strussie che le nostre femene de na ota dovea ogni dì sobarcasse. Credo che no sea debesuoi. Savon dute, fin massa ben, i mile dover che ogni femena dovea portà come na cros, da cuan che le era poco pì de tosatele, fin cuan che vegnia l momento de lassà sto mondo: fei davoi ai fardiei pì pìciui, di a tole aga nte brente, parecià l disnà, lavà le strazarie sui rin o sui lavadoi, parecià da vestisse, taconà, mendà, filà lana o cianeipa, fei tela che sarae servida par fei biancaria. Chesto par cuanto reguarda l laoro nte ciasa.
Vegnia po da netà la stala, da monde e guarnà le bestie, da portà l late n lataria, l laoro nte i cianpe, l portà ruoi, vangà, sapà, semenà, curà, tole su e parecià chè che l cianpo te dasea. E po ncora le avea da idà a seà l erba, da spandela, da rodolà, restelà, fei cogoluze, e par finì tole su l fien fato e portalo nte i tabià n giro pai luoghe opura, se le era da visin del paes, portalo co l lenzuó o la cuerta da fien, se propio dea ben co la luoida, nte i tabià che era sora le stale, pronto par dai da magnà a le bestie.
Femenes é n tributo, piciol ma pien de sentimento, no al laoro fato da le femene, ma a le femene che chel laoro lo à fato, nte ogni momento, pronte a patì, piande, strende i dente, rassegnade a l so destin ma nte l medesimo tenpo segure de esse davoi a fei algo de gran. Femenes l é dedicou soralduto ale femene de na ota, ma anche a chele de ncuoi, dei nostre dì. che anche se l mondo l é canbiou, le sa e le siente de dové fei de duto, ncuoi come alora, par tigni su le famea.
Oggi 11 gennaio 2011, alle ore 17,30 il Consiglio provinciale di Belluno ha votato una delibera nella quale si chiede al Governo nazionale di indire un referendum con il seguente quesito: Volete voi che l’Amministrazione provinciale di Belluno promuova la procedura per il referendum previsto dall’art. 132, comma 2, della Costituzione affinché il territorio della Provincia di Belluno sia separato dalla Regione Veneto per entrare a far parte della regione autonoma Trentino Alto Adige?
La decisione è stata sollecitata dal Comitato “Belluno Autonoma, Dolomiti Regione” che ha raccolto 17.500 firme per chiedere al Consiglio la delibera approvata oggi. Il Comitato propone questo referendum perché le politiche sociali ed economiche della regione Veneto non sono in grado di affrontare e risolvere gli specifici problemi della montagna bellunese. Ciò provoca una costante emorragia di residenti, la chiusura d’imprese e servizi pubblici e privati, e lo spopolamento delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità, sempre meno ospitali per i popoli che le abitano da secoli.
Per dare un futuro alle comunità delle Dolomiti bellunesi è necessario dotarci di politiche e strumenti amministrativi su misura della montagna. L’autonomia che desideriamo non serve per isolarci dal mondo ma per affrontare a viso aperto, con le nostre forze, e con l’auto della comunità nazionale ed europea, le sfide della globalizzazione e dei mercati internazionali. Siamo orgogliosi di vivere in uno dei posti più belli al mondo e siamo determinati a rimanerci e per questo abbiamo il dovere di salvarci dal declino e dall’estinzione. Confidiamo nella comprensione delle istituzioni pubbliche regionali e nazionali e nella intelligente ricerca di una soluzione praticabile, legale e pacifica che ci permetta di garantire una vita serena alle generazioni future delle Comunità bellunesi.
Il Comitato manifesta la propria profonda soddisfazione per la delibera del Consiglio Provinciale.
Eccoci qui.
Abbiamo raggiunto il secondo dei nostri obiettivi impossibili.
Volevamo una delibera unanime del Consiglio Provinciale di Belluno. Abbiamo chiesto a tutti i Gruppi e a tutti i Consiglieri di decidere liberamente ma di considerare l’importanza di un pronunciamento unitario, per iniziare un processo referendario che non divida i Bellunesi ma permetta a tutti di riflettere su come costruire un comune futuro. Oggi il Consiglio Provinciale ha votato. Vent’uno consiglieri su 23 (uno era assente) hanno votato a favore del referendum.
Un risultato eccellente. Un fatto di grande rilevanza sociale e politica. Le comunità bellunesi trovano nel loro Consiglio Provinciale l’istituzione che raccoglie la proposta di Referendum popolare sostenuto da 17.500 elettori firmatari.
Ogni Consigliere ha le proprie idee e convinzioni che non sono state elemento di divisione ma di condivisione di una proposta che segna un cambiamento nella politica bellunese. Finalmente un obiettivo comune di elettori e eletti. La fiducia riposta nelle persone e nelle istituzioni ha dato i suoi frutti. I Consiglieri Provinciali hanno dimostrato di saper ascoltare le richieste dei cittadini. C’è ancora spazio per la buona politica, per la faticosa ricerca del bene comune. Basta volere.
Molte cose sono cambiate da quando abbiamo iniziato quest’avventura e molte ne cambieranno nei prossimi mesi. Non dobbiamo guardare al futuro con paura e rassegnazione, non lo dobbiamo guardare con gli occhi del presente. Solo comunità forti, sicure di sé, con adeguati strumenti amministrativi, con una coesione fondata sulla leale collaborazione, possono affrontare il mare aperto della competizione internazionale. Non è più tempo di liti e divisioni, è il tempo di remare insieme per decidere quale futuro dare ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Ora la richiesta di Referendum arriverà sul tavolo del Ministro degli Interni, sarà sottoposta al Giudizio della Cassazione e del Governo. Quando sarà indetto il Referendum avremo bisogno di una discussione serena, non di divisioni tra i cittadini. Saremo capaci di farlo? Non abbiamo motivi per dubitarne.
Vogliamo alimentare la speranza in una via possibile, lecita e pacifica per ottenere gli strumenti amministrativi necessari per governare il cambiamento e rispondere ai bisogni delle comunità bellunesi. Niente di più e niente di meno.
Come vedete non manchiamo di altri obiettivi impossibili.
Come è stato ampiamente riportato dalla stampa, il 4 dicembre scorso il Comitato per Belluno Autonoma si è incontrato con Stefano Ghezze, Presidente del Consiglio Provinciale, al quale ha consegnato le 16.500 firme raccolte dal Comitato Belluno Autonoma per l’indizione del Referendum provinciale.
In seguito, alcuni dei nostri amici autonomisti hanno fatto “quattro chiacchere” a Radio Più, portando un ulteriore contributo alla spiegazione delle cosiddette “ragioni del referendum”. Qui di seguito il link al quale potete ascoltare l’intera intervista (che può eventualmente essere scaricata cliccando su “Download” per un ascolto offline; la dicitura download appare dopo aver messo in esecuzione il file). Avanti con l’Autonomia!
Cadorini e Bellunesi, a testa alta verso il futuro, tra le nostre montagne, aperti al mondo.
(le firme, come sappiamo, non sono più le 8.000 citate nel video che ci eravamo inizialmente riproposti di raccogliere, siamo infatti arrivati a 16.500. E la raccolta continua).
Ieri, 4 dicembre 2010, il Comitato per Belluno Autonoma in Dolomiti Regione ha incontrato il Presidente del Consiglio Provinciale di Belluno Stefano Ghezze, al quale ha consegnato le 16.500 firme raccolte in tutto il territorio bellunese a sostegno dell’indizione del Referendum provinciale.
Nel corso del breve incontro è stato letto il documento conclusivo preparato dal Comitato, che descrive il punto di vista dello stesso riguardo a questo primo passo verso Belluno Autonoma.
Ne riporto qui alcune righe pregandovi di leggere l’intero intervento sul sito ufficiale: ne vale veramente la pena.
Abbiamo raggiunto il primo dei nostri obiettivi impossibili. Volevamo raccogliere ottomila firme per chiedere al Consiglio Provinciale di indire un referendum. Ci guardavano strano. Alcuni pensavano che fossimo irresponsabili e, sotto sotto, degli illusi. Nemmeno noi sapevamo se saremmo stati capaci di raccogliere così tante firme.
Ne consegniamo oggi sedici mila al Presidente del Consiglio provinciale. Abbiamo avuto fiducia nei bellunesi, agordini, cadorini, ampezzani, comeliani, zoldani, alpagoti e feltrini. Fiducia ben riposta. Mai vista una campagna “politica” così priva d’ideologie e di retorica, senza violenza e senza conflitti. Mai visti i montanari delle Dolomiti accogliere una proposta così complessa e difficile con tanta serena determinazione. Hanno firmato comprendendo le necessità che ci hanno imposto questa scelta. Hanno condiviso con noi la consapevole difficoltà che questa iniziativa comporta. Non abbiamo, per scelta, venduto sogni e illusioni. Non abbiamo fatto credere che l’autonomia che vogliamo, sarà la soluzioni di tutti i problemi che abbiamo. [leggi tutto].
Autonomia della provincia di Belluno? Certo! Questo potrà essere un beneficio per tutti, specialmente per la popolazione più marginale come i Ladini. La scrivente ha deciso di aderire alla raccolta firme per il referendum per l’autonomia della Provincia di Belluno perchè questa necessità emerge dalla popolazione ladina dell’alto Bellunese che si trova schiacciata da province e regioni a Statuto Speciale e sta vivendo un periodo di crisi destinato a protrarsi se non vi si porrà veloce rimedio.
Il quesito referendario posto è l’unico possibile in base alla Costituzione Italiana che prevede la possibilità per una provincia di richiedere il passaggio ad una regione, nello specifico a quella del Trentino-Alto Adige per fare in modo che la provincia di Belluno diventi la terza provincia autonoma dolomitica. Richiesta non peregrina ma legata alle similarità orografiche e storiche del territorio nonchè alla presenza della minoranza linguistica ladina più numerosa nella nostra provincia. Questa minoranza che ora sta soffrendo sempre di più e che sta subendo un fenomeno di fuga a valle alimentata dalla diminuzione di servizi e dalla mancanza di lavoro. Un fenomeno destinato ad aggravarsi se non saranno prese urgentemente misure di sostegno alla popolazione residente e all’industria e artigianato come quelli di cui usufruiscono gli abitanti delle province di Bolzano e di Trento e in misura minore della Carnia. Un disagio che si acuisce giorno per giorno e che è sotto gli occhi di tutti quelli che transitano dalle nostre vallate a quelle vicine dove da anni si pratica una politica a sostegno delle minoranze e della residenzialità dei territori montani.
Vorrei anche chiarire la posizione del comitato referendario di Cortina, Fodom e Colle Santa Lucia al fine che questo non venga usato contro il referendum per la provincia di Belluno ma a favore: questi comuni hanno già scelto di andarsene e aspettano che sia data una risposta favorevole alla popolazione come massima espressione della democrazia. Loro per motivi storici vogliono passare alla provincia di Bolzano e credo che questo, in una logica di autodeterminazione, debba essere rispettato. Tutti gli altri desiderano un autonomia nell’ambito della provincia di Belluno. Si tratta di due referendum simili e che vanno nella direzione dei desideri della gente che chiede qualcosa di più per poter continuare a vivere serenamente nelle nostre vallate e poter dare un futuro ai nostri giovani. Questo anche nella logica dell’equità e del rispetto delle popolazioni minoritarie, più fragili perchè poco numerose e per nulla rappresentate a livello politico, nonostante le ripetute richieste fatte dalla Federazione tra le Unioni Culturali Ladine della Regione del Veneto e dai Consigli Comunali del territorio Ladino.
Contiamo che i nostri rappresentanti politici sappiano rispondere adeguatamente alle istanze che nascono dalla popolazione che ha aderito in modo entusiastico alla raccolta firme. Contiamo che la democrazia e l’autodeterminazione dei popoli permetta di proseguire in un obiettivo che non ha colore politico ma unisce insieme le istanze di tutta la gente (poca) che vive nel nostro territorio e che vorrebbe continuare a restarvi.
Francesca Larese Filon
Presidente dell’Union Ladina del Cadore de Medo
e rappresentante dei Ladini del Cadore, Comelico, Agordino