Dal progetto del 1923 il mulino risulta diviso in due proprietà, parte di Calligaro Cian Giuseppe fu Giovanni, che aveva una ruota idraulica che azionava due "frantumatoi", uno per il granoturco ed uno per l'orzo, e parte di Baldovin Monego Giovanni fu Lorenzo che aveva tre ruote, che azionavano all'epoca due "frantumatoi"; entrambe le proprietà sfruttavano un salto di 6,5 metri.
La segheria Comunale aveva una ruota idraulica che sfruttava
un salto di 6,4 metri ed azionava al suo interno una sega alla veneziana.
Una porzione dell'acqua in uscita dalla segheria Comunale andava a servire la
sottostante segheria di proprietà dei Pellegrini, che sfruttava un salto di
oltre 6,6 metri. Dopo la prima guerra mondiale furono costruiti altri opifici
ad uso segheria e falegnameria dei fratelli Baldovin Carulli e successivamente
il lanificio dei fratelli Zanella, che utilizzavano l'energia prodotta dalla
centralina idroelettrica Baldovin Carulli.
Disegno del 1947 del mulino Calligaro Cian e Baldovin Monego. Tratta da: Pratica n°128, Piccola derivazione, Ufficio Genio Civile di Belluno".
|
|