Particolare delle due macine ancora visibili al piano terra del mulino "dei Pinza" |
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ttualmente la parte pił a valle é proprietą di Da Pra Teodolindo, figlio di Giovanni Da Pra Pinza, da cui il nome del mulino, e al suo interno rimangono le due macine e il trapano.
Sul lato sud-est vi era un altro edificio, di cui restano solo le tracce dei
muri perimetrali, di proprietą di Da Pra Costantino fu Giovanni, utilizzato
come "Gualchiera", come risulta dalla "Domanda di riconoscimento antico diritto
uso acqua dal Rio Rin per uso industriale", del 27 dicembre1923, Ufficio Genio
Civile di Belluno. L'opificio, che gią nel 1923 non aveva pił la ruota idraulica
funzionante, ospitava al piano terra l'apparato per la battitura e "digrassatura"
dei tessuti; il meccanismo utilizzava la metą circa dell'acqua dei due mulini
a monte e sfruttava un salto di circa 3 metri.
In seguito
alla costruzione della centralina Baldovin Carulli l'acqua utilizzata non veniva
pił derivata direttamente dal Rio Rin, ma l'opificio era alimentato dall'acqua
di scarico della centralina.