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A Lozzo, all'inizio del XX secolo, oltre all'officina di Baldovin Lorenzo, ce n'era un'altra, di proprietà di Da Pra Fauro Giuseppe, specializzata nella fabbricazione dei carri e nel ferrare i cavalli. Il maglio di questa officina era azionato da una roggia derivata direttamente dal Rio Rin, che aveva la presa poco sotto quella di Baldovin Marin Lorenzo.

L'opificio Baldovin Carulli costruito attorno agli anni '20 dai cinque fratelli Baldovin Carulli (Giovanni, Marco, Floro, Arcangelo, Mariano) in adiacenza alla loro abitazione, era sede di varie attività: vi era la segheria al piano terra e due falegnamerie ai piani superiori. Durante la seconda guerra mondiale il secondo piano venne affittato ai fratelli Zanella, che qui iniziarono l'attività della filanda. La segheria funzionò fino al 1955 circa, mentre le falegnamerie continuarono l'attività ancora per qualche anno. L'edificio subì i danni dell'alluvione del 1966 e venne diviso, in seguito allo scioglimento della Ditta dei fratelli Baldovin Carulli, avvenuto nel 1948 circa, tra i vari eredi.

I fratelli Baldovin Carulli avevano costruito sulla sponda destra del Rio Rin un'altra segheria, che aveva al suo interno una sega alla veneziana. La segheria sulla sponda sinistra del rio funzionava sia di giorno che di notte, producendo grandi quantità di travi, tavole e assi, parte delle quali venivano utilizzate nelle falegnamerie sovrastanti, dove si producevano mobili di vario tipo, serramenti e tapparelle, parte venivano immesse direttamente in commercio.
I macchinari utilizzati nelle segherie e nelle falegnamerie sfruttavano l'energia prodotta dalla centralina idroelettrica degli stessi Baldovin Carulli, inizialmente situata a valle dell'abitato, poi trasferita più a monte dov'é ancor oggi visibile.

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