Come risulta da un disegno del 1923, l'acqua derivata dal
Rio Rin, dopo aver azionato il mulino di Baldovin Stefinuto Lucio, per mezzo
di una roggia lignea e di un salto di circa cinque metri, cadeva sulle due
ruote in legno esterne dell'edificio, che azionavano i mulini di proprietà
Baldovin Gaspare e Baldovin Giovanni. Il piano terra d'entrambi i mulini
ospitava due macine da grano, mentre il piano superiore era di servizio
ai mugnai. Nella parte più a valle del fabbricato venne aggiunto
un piccolo corpo che ospitò per un periodo una fucina da fabbro.
I due mulini presenti all'interno dell'edificio furono fra i primi, di quelli
lungo la roggia, a cessare l'attività produttiva. Per quanto riguarda
la parte più a valle, già nel 1933 la vedova di Baldovin Giovanni
fu Gio Batta rinunciò al diritto di derivazione delle acque, anche
a nome degli altri eredi.
Prospetto est del mulino Da Pra e Calligaro